Lida Sacconi - 30-04-2007
A seguito delle nuove modalità di assegnazione dei fondi alle scuole esprimo, a nome del Collegio dei Docenti, del Consiglio di Istituto, del personale dipendente, delle famiglie di questo Istituto Comprensivo "Livia Gereschi" di Pontasserchio e mio personale, forte preoccupazione per il perdurare della politica dei tagli alle scuole operata da tutti i governi che si avvicendano alla guida del nostro Paese. Nei mesi scorsi ha avuto grande risalto l'annuncio che le scuole avrebbero ricevuto quasi tre miliardi di euro mentre, in passato, erano poco più di centomila.
Alla luce dei nuovi parametri numerici definiti con il D.M. n. 21 del 1 marzo 2007 e della successiva C.M. è evidente che trattasi solo di un accorpamento in due capitoli delle stesse somme disponibili nell'anno precedente che, ricordiamo, dal 2001 al 2006 erano state ridotte, in media, del 70%. L'autonomia delle scuole, legislativamente sancita e demagogicamente affermata da ogni Governo è dunque davvero "l'isola che non c'è"?
Stiamo dunque rinunciando a costruire una scuola di qualità, intesa come motore di sviluppo e di crescita del Paese, perché questa società è tutta presa dalla economia di mercato e perché questa politica è miope, incapace cioè di proiettare nel futuro un sogno da realizzare: il riconoscimento pieno dell'autonomia. Al contrario, di anno in anno, siamo arrivati all'affannosa ricerca degli espedienti per sopravvivere, registrando impotenti la perdita del consenso sociale e del riconoscimento del nostro lavoro...
Alla luce dei nuovi parametri numerici definiti con il D.M. n. 21 del 1 marzo 2007 e della successiva C.M. è evidente che trattasi solo di un accorpamento in due capitoli delle stesse somme disponibili nell'anno precedente che, ricordiamo, dal 2001 al 2006 erano state ridotte, in media, del 70%. L'autonomia delle scuole, legislativamente sancita e demagogicamente affermata da ogni Governo è dunque davvero "l'isola che non c'è"?
Stiamo dunque rinunciando a costruire una scuola di qualità, intesa come motore di sviluppo e di crescita del Paese, perché questa società è tutta presa dalla economia di mercato e perché questa politica è miope, incapace cioè di proiettare nel futuro un sogno da realizzare: il riconoscimento pieno dell'autonomia. Al contrario, di anno in anno, siamo arrivati all'affannosa ricerca degli espedienti per sopravvivere, registrando impotenti la perdita del consenso sociale e del riconoscimento del nostro lavoro...
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